
Le valvole a saracinesca sono molto utilizzate negli acquedotti come apparati di intercettazione pura di condotte che incanalano acqua in pressione, ma non sono adatte alla regolazione del flusso.
Le Valvole a saracinesca se usate a tal fine, infatti, causano forte turbolenza nel flusso e ne consegue una rapida erosione degli organi di tenuta, oltre alla generazione di rumorose e sgradite vibrazioni del cuneo.
Le valvole a saracinesca, indipendentemente dal tipo possono essere realizzate in ghisa (principalmente sferoidale, ma anche grigia) o in acciaio.
Queste valvole sono costituite principalmente da:
- corpo e cappello/ testata: in ghisa o acciaio di solito rivestiti, internamente ed esternamente, con resine epossidiche;
- cuneo (detto anche otturatore o saracinesca): in ghisa o acciaio. A seconda dell’applicazione per cui sono necessarie si usano a tenuta metallica o a cuneo gommato. In tal caso il cuneo è rivestito con elastomeri quali EPDM e NBR;
- stelo o asse di manovra: – manuale: volantino o leva; – con attuatore: elettrico o pneumatico.
Il corpo contiene gli ingranaggi adatti a muovere l’otturatore cosicchè il suo abbassamento possa determinare il blocco totale del flusso. Come in precedenza detto, la chiusura parziale è sconsigliata.
Per regolare dei fluidi si devono utilizzare valvole di ritegno o, nel caso si debba bilanciare la pressione di un circuito idraulico, valvole di bilanciamento.
Per prevenire la corrosione, le superfici interne delle valvole a saracinesca, quelle cioè che entrano a contatto con l’acqua, devono essere protette.
Generalmente, su superfici in ghisa sferoidale o acciaio al carbonio si utilizzano vernici a base di polveri epossidiche, che non devono modificare le caratteristiche organolettiche, fisico – chimiche e microbiologiche dell’acqua, qualora questa sia destinata al consumo umano. In Italia la norma giuridica che regola questa pratica è il Decreto 6 aprile 2004, n. 174 del Ministero della Salute.